martedì 14 marzo 2017

Follie di Brooklyn - Paul Auster

Follie di Brooklyn di Paul Auster
265pg
Einaudi
2005
Letto il 07/03/2017
#8 del 2017
⭐⭐⭐⭐
Raggiunta ormai l'età della pensione, Nathan Glass ritorna a Brooklyn, la città dov'è nato e che ha lasciato quasi sessant'anni prima. Trasloca a Brooklyn con l'intenzione precisa di cercare un buon posto per morire. Ma il caso ha deciso per lui diversamente. Gli amori infelici del nipote Tom, le avventure del libraio-falsario Harry Brightman, l'apparizione improvvisa della piccola Lucy, che rifiuta di svelare dove si trova sua madre, sorella di Tom. Nathan pensava di dedicarsi a un progetto, la scrittura di un Libro della follia umana, ma le follie sono lí, appena fuori dalla porta, nel piú vivo e colorato angolo di New York. Come in Smoke e in Blue in the Face, la città e un suo quartiere, Park Slope, diventano straordinari protagonisti. Paul Auster scrive, con Follie di Brooklyn, una commedia dalla trama apparentemente spensierata. Una commedia che termina però la mattina dell'11 settembre 2001, data oltre la quale i lieto fine diventeranno di colpo piú amari e difficili.


Follie di Brooklyn di Paul Auster stazionava nella mia libreria da un po' di tempo ormai: comprato sulla scia del "i titoli Einaudi sono in sconto" e "non puoi non aver letto qualcosa di Auster", è rimasto a prender polvere per diverso tempo, finché una sera, complice un po' di tristezza, non mi sono decisa a prenderlo tra le mani.

"Mai sottovalutare il potere dei libri." 

L'impatto iniziale non è stato dei migliori, lo ammetto. Nathan non mi ha fatto, nelle prime pagine, una gran impressione, e poco e niente mi importava della sua storia. A poco a poco però la prosa di Auster è riuscita a coinvolgermi e non sono più riuscita a staccarmi dalle sue pagine.
Altro non è che il racconto di una vita come ce ne sono tante, la vita di un pensionato che pensa di essere giusto agli sgoccioli della sua vita, che si è arreso all'evidenza della morte imminente e altro non desidera che un po' di tranquillità, che però la vita non è proprio disposta a dargli. Nathan ha deciso di raccogliere tutti i suoi ricordi e avvenimenti importanti nel Libro della follia umana, non sapendo che alcune tra le sue più grandi follie deve ancora viverle. Una serie di personaggi e parenti infatti gli movimenterà notevolmente l'esistenza e Nathan, da uomo poco rilevante, talvolta anche spiacevole, si ritroverà a diventare aiuto e consigliere. Auster in meno di trecento pagine ci descrive un lungo viaggio: il raggiungimento della maturità da parte di Nathan, la redenzione e l'espiazione di molti dei personaggi. Dalla morte, auspicata all'inizio dal protagonista, si arriva, attraverso un rosso filo conduttore, alla vita. Tra episodi divertenti e tragedie, Auster ci trasporta in una vita che potrebbe essere quella di chiunque e ce ne mostra gli alti e bassi, strappandoci lacrime o risate a ogni pié sospinto. I personaggi descritti, per quanto talvolta rasentino il limite, sono vivi, reali, vividi, e non possono non coinvolgere il lettore nelle loro vicende. Quello che rimane a fine lettura è il senso di aver come lasciato dei vecchi amici.
I libri inoltre permeano l'intera vicenda. Riferimenti A Edgar Allan Poe, Kafka, Svevo e altri che strizzano l'occhio al lettore, lusingandolo, e rendendo il tutto al tempo stesso più tangibile e umano.

Un romanzo forse con un finale un po' troppo buono e per questo poco credibile, e, ripensandoci a freddo, in fondo anche molte delle situazioni descritte nel romanzo sono ai limiti del paradossale, ma devo dire che, mentre lo stavo leggendo, di questo non mi sono resa praticamente conto, e devo rendere merito di questo ad Auster e alla sua scrittura, che sono riusciti a coinvolgermi a un punto tale da farmi completamente sorvolare su alcune scelte narrative poco credibili.

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