mercoledì 26 luglio 2017

¡Viva la vida! - Pino Cacucci

¡Viva la vida! di Pino Cacucci
77pg
Feltrinelli
2010
Letto il 29/05/2017
#21 del 2017
⭐⭐

Un monologo fulminante che ripercorre i patimenti della reclusione forzata di Frida Kahlo, i lucidi deliri artistici di pittrice affamata di colore, la relazione con Diego Rivera. In un Messico quanto mai reale e al tempo stesso immaginifico, Pino Cacucci mette in scena la sintesi infuocata di un’esistenza, la parabola di una grande pittrice la cui opera continua a ottenere altissimi riconoscimenti. In poche pagine c’è il Messico, c’è il risveglio dell’immaginazione, c’è la storia di una donna, c’è la rincorsa di una passione mai spenta per un uomo. L’ardente esistenza di Frida Kahlo dal vertice estremo dei suoi giorni. Un breve libro che contiene una storia immensa.
Che delusione è stata per me questo ¡Viva la vida! di Pino Cacucci. Complice la recente campagna sconto Feltrinelli, che permetteva di acquistare due loro libri a 9,90, ho cominciato a ritrovarmi questo libro un po' ovunque, tra internet e vita reale, e alla fine non ho resistito, complice anche una mia enorme curiosità nei confronti di Frida Kahlo e della sua affascinante quanto terribile vita.

Sapevo che sarebbe stata una lettura estremamente breve, sapevo che il testo si trova in forma di monologo teatrale: ero preparata, insomma. E per una volta non avevo neppure aspettative stratosferiche, ero semplicemente curiosa. Eppure questo ¡Viva la vida! non è riuscito a colpirmi.

“La morte può essere crudele, ingiusta, traditrice...ma solo la vita riesce a essere oscena, indegna, umiliante.”

Frida Kahlo, pittrice messicana di inizio novecento, ebbe un terribile incidente a diciotto anni, cui miracolosamente sopravvisse dovendo però pagare un grande tributo fisico e psichico. A seguito di esso fu a lungo costretta a letto: è proprio in questo periodo che cominciò a dipingere, per poi sottoporre i suoi quadri a Diego Rivera, illustre artista dell'epoca, con il quale ebbe una travagliata storia d'amore.
Questo monologo accenna a tutti questi eventi, già noti a me e a tutti coloro che abbiano mai avuto un barlume di interesse per quest'artista: niente di più, niente di meno. A partire da essi, l'autore costruisce una sorta di ininterrotto flusso di coscienza che a me è risultato solamente ripetitivo, ampolloso e per nulla realistico. Infarcito di frasi a effetto, teso sempre a cercare di arruffianarsi il lettore, lascia poco, se non niente, una volta girata l'ultima pagina. Ultima pagina che oltretutto si trova molto prima della fine fisica del libro, occupata da una postfazione che non fa altro che ripetere in versione riassunta quello che si è appena letto.
Può giusto giusto essere un punto di partenza per chi di Frida non sa nulla, perché può mettere curiosità: altrimenti è assolutamente evitabile.

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